Tutti noi amanti della scrittura sappiamo cosa significa trovarsi di fronte a quel sentimento di “non abbastanza”. Spesso accade che appena iniziamo a scrivere si ha la sensazione di produrre qualcosa che non sia all’altezza di ciò che vorremmo, che siano 2 righe, 2 pagine o 2 libri. O comunque parlo per me, accade di non sentirmi all’altezza di esprimere ciò che voglio e sento. Chiamiamola paura, timore o ansia, qualunque sia il suo nome non è di per sé negativa: se siamo troppo sicuri di quello che abbiamo scritto finiamo per non prestarvi abbastanza cura e il pensiero che frulla nella testa non emerge, se al contrario, siamo bloccati e insicuri, finiamo in un continuo tic di scrivi, cancella, scrivi e cancella. Ed è ora che si presenta la fisiologica domanda: e quindi che si fa?
Si fa che non esprimendo le nostre idee e ciò che abbiamo da dire, avremo tradito noi stessi e avremo mancato tutte quelle occasioni per cui quel pensiero è affiorato. Ho capito che anche nella scrittura vale il detto “carpe diem”, perché quell’istante, quel vissuto così come il passato, passa, e non c’è più modo, più sistema o soluzione per catturarlo, per riviverlo.
Sì i pensieri vivono, i ricordi vivono e se li nascondiamo o li evitiamo che senso ha vivere? Una vita senza coraggio, il coraggio di scrivere. Ed è cosi e da qui che inizio.
“If you do not express your own original ideas, if you do not
listen to your own being, you will have betrayed yourself. Also you will have betrayed our community in failing to make your contribution to the whole.” (Rollo May, The Courage to Create)